La chirurgia percutanea mini-invasiva del piede http://www.chirurgiapiede.it/
Oggi tutta la moderna chirurgia è sempre di più orientata verso la mini-invasività, ossia lo sviluppo e l’applicazione di metodiche che consentano un maggior rispetto delle strutture anatomiche e biologiche del paziente, con l’obiettivo di arrecare il minor danno possibile ai tessuti.
Questo porta automaticamente alla riduzione del dolore post-operatorio, dei tempi di ripresa e della percentuale di complicanze.
Così ad esempio interventi di chirurgia addominale che sino a pochi anni fa erano molto impegnativi per il paziente (ernia addominale, colecistectomia, etc.) sono oggi effettuabili con tecniche laparoscopiche che innanzitutto diminuiscono dolore e rischi post-operatori, accelerando contemporaneamente i tempi di guarigione, consentendo un più precoce ritorno alla vita quotidiana.
In campo ortopedico il discorso sulla mini-invasività è particolarmente sentito, poiché un più precoce recupero funzionale dell’apparato locomotore è fondamentale perché il paziente (sia esso uno sportivo, un manager o una casalinga) possa tornare in tempi brevi alle sue attività quotidiane, senza peraltro aver vissuto il periodo dell’intervento come un trauma psico-fisico debilitante.
E’ noto come in campo ortopedico l’artroscopia abbia ormai del tutto soppiantato buona parte degli interventi chirurgici a cielo aperto su ginocchio e spalla, e come d’altra parte anche la chirurgia di sostituzione protesica tenda sempre di più verso la mini-invasività.
Anche nella chirurgia del piede, in particolare per quanto riguarda la correzione di deformità dell’avampiede molto comuni, quali l’alluce valgo e dita a martello, la chirurgia percutanea del piede sta sostituendo sempre di più le tecniche tradizionali a cielo aperto; questo in virtù dei risultati sbalorditivi, per la rapidita' di esecuzione e soprattutto perché ha ridotto significativamente, sin quasi ad eliminarlo, il dolore post-operatorio.
Inventata negli anni '90 negli USA da Stephen Isham, fondatore dell'Academy of Ambulatory Foot and Ankle surgery, e denominata “M.I.S. (Mini Invasive Surgery), la tecnica percutanea è stata portata in Europa dallo spagnolo Mariano De Prado, quindi sviluppata e progressivamente migliorata in particolare dal GRECMIP (Gruppo Ricerche Europeo Chirurgia Mini-invasiva Piede).
Tale metodica permette la correzione dell'alluce valgo, di tutte le deformità dell’avampiede (dito a martello, metatarsalgie, deformita' del 5 dito) e di molte altre patologie del piede (sperone calcaneare, etc.) mediante l'uso di piccole frese, simili a quelle odontoiatriche, che attraverso un forellino della cute raggiungono l'osso consentendo resezioni scheletriche ed osteotomie di riallineamento, di solito sotto controllo radioscopico.
Svariati e importanti sono i vantaggi per il paziente:
1) l’intervento si effettua in anestesia loco-regionale con sedazione superficiale, il che evita l’anestesia spinale o generale ed elimina il dolore sia al momento dell’anestesia, sia dopo l’intervento; infatti l’uso di anestetici locali a lunga durata permette la totale assenza di dolore per 10-12 ore, e talvolta sino a 24 ore. In tal modo il dolore, insorgendo tardivamente (non di rado è addirittura assente e comunque di intensità minima) è facilmente controllabile con farmaci antidolorifici di uso comune;
2) contrariamente alla chirurgia aperta, non viene usato il laccio emostatico alla coscia o alla caviglia per interrompere il flusso sanguigno durante l’operazione; l’assenza di pneumoischemia evita danni ai tessuti e soprattutto all’apparato linfo-venoso, il che riduce l’edema post-operatorio (ossia il gonfiore) ed il pericolo di tromboflebiti. Ciò, unitamente alla ripresa immediata della deambulazione, consente quasi sempre di evitare al paziente le punture sottocutanee di Calciparina nelle settimane successive all’intervento.
3) ovviamente non c’è l’apertura della cute con tagli cutanei. L’assenza di incisioni chirurgiche visibili, oltre all’implicito vantaggio estetico, particolarmente gradito alle donne, elimina di fatto il pericolo di deiscenza cutanea (cioè che la cicatrice non si chiuda per tempo), una delle complicanze più frequenti della chirurgia aperta; ciò riduce significativamente il pericolo dell’infezione post-operatoria.
La minima superficie di cute incisa (1-3 mm.) rispetto all’intervento tradizionale contribuisce inoltre a diminuire in modo drastico il dolore, dato che la cute è una struttura anatomica molto algogena, essendo ricca di recettori sensitivi.
4) il mancato uso di mezzi di sintesi evita possibili intolleranze meccaniche o allergiche ai metalli o ai pin riassorbibili, riduce il rischio infettivo in corrispondenza di eventuali fili metallici fuoriuscenti dalla cute e infine elimina la necessità di doverli togliere successivamente.
5) la ripresa della deambulazione è immediata: il paziente riprende a camminare subito dopo l’intervento con apposita calzatura, che fra l’altro ha un appoggio più fisiologico della Talus normalmente usata dopo l’intervento tradizionale; il carico immediato riattiva la circolazione e riduce ulteriormente il rischio di tromboflebiti, accelera in maniera significativa il recupero funzionale e facilita la mobilizzazione delle dita operate.
Oggi, grazie all’intenso studio su questa pur giovane scienza, si è ormai arrivati alla terza generazione di tecniche mini-invasive, che consentono risultati migliori rispetto alle tecniche di prima generazione. In particolare, pur senza entrare nei dettagli tecnici, ad esempio nella correzione dell’alluce valgo il chirurgo non si limita a “limare la nocetta”, come si faceva prima con risultati poco duraturi nel tempo, ma interviene modificando anche l’orientamento geometrico dell’articolazione con un’osteotomia, in modo da prevenire la recidiva della deformità.
L’insieme dei succitati vantaggi della tecnica miniinvasiva la rende particolarmente gradita ai pazienti, presso i quali è comunemente conosciuta come “tecnica dei buchini”, o erroneamente definita “col laser”, e la connota come un effettivo superamento delle tecniche tradizionali a cielo aperto.
La cosa che certamente interessa ed entusiasma di più i pazienti - che sono numerosi poiché l’alluce valgo è una deformità molto comune - è l’assenza o comunque la scarsa entità del dolore dopo l’intervento: in effetti oggi si può affermare che, grazie alle tecniche percutanee mini-invasive, la correzione dell’alluce valgo, delle metatarsalgie e delle dita a martello, è una metodica poco dolorosa e assolutamente non traumatizzante e che consente ottimi risultati se utilizzata bene e con le giuste indicazioni.
Infatti va detto che non sempre tutti gli alluci possono essere corretti con la percutanea, e pertanto le tecniche tradizionali a cielo aperto continuano ad avere una loro applicazione in particolari e limitati casi, nei quali garantiscono ancora risultati migliori.
Sarà ovviamente il chirurgo ortopedico -meglio ancora se specializzato in Chirurgia del Piede- dopo aver visitato il paziente e visionato le radiografie, a valutare caso per caso e decidere qual è la tecnica più indicata.
Poliambulatorio Privato Dulcamara srl - Via Mazzini n.3 Parma Tel 0521 234730
P.IVA 01798990345 - aut. alla pubbl. san. n.32/171877 del 01/10/2007
e-mail: segreteria@dulcamarapoliambulatorio.it